"Qualcosa
luccica tra le macerie. Non so cosa sia.
Vorrei
distogliere gli occhi, eppure mi attira a frugare
tra
ciò che rimane di un giorno lontano.
Mi
avvicino con un po’ di timore
e
uno strano calore mi pervade pian piano
mentre
nell’aria, un acre odore si spande.
Immobile,
mi fermo a guardare.
Mi avvolge una forza e con vigore mi
stringe,
guardo attorno e con passo incerto
mi
dirigo verso quel salice amico
dove
il tempo mai sembra passato.
Giovani
imberbi , come tanti altri, eravamo.
Mezza sigaretta sulle labbra
scolorite,
una barzelletta e il nostro riso ostentato,
non
per quanto fosse divertente il racconto
ma
per farci coraggio e allentare la morsa
dell’ oscura,
soffocante paura.
Quella
paura che, in prima linea, giorno e notte
come
gelosa amante ci abbracciava,
sostituendo
neri presagi
al
ricordo di un amore lontano.
E
venne l’orrore, il fuoco e la morte
a
decimare speranze aggrappate al domani.
In
venti, nel nostro gruppo eravamo
e
in cinque soltanto ci guardammo negli occhi:
“ E
ora che cosa facciamo, dove andiamo?”
- gridò qualcuno con voce
tremante -
“ Staremo qui a seppellire i morti ?
Lasciamoli
lì e mettiamoci in salvo! “
Per
un attimo scese un profondo silenzio:
"Voi
andate pure, mi fermo io, qui.”
-disse
il più giovane -
“Non mi sembra giusto abbandonarli così.
Con
noi, al nostro fianco han combattuto.
Hanno
combattuto per i padri e le madri
che
hanno lasciato in paesi lontani.
Hanno
lottato per i figli e le spose
che
ora attendono invano il loro ritorno.
Come
negare ai nostri compagni l’onore di una terra
che
il loro sangue ha bagnato?”
Qualcuno
chinò il capo ma nessuno si mosse.
Ci
mettemmo allora a ricomporre
quelle
povere membra straziate
raccogliendo
qualche oggetto personale,
ricordo
da rendere alle loro famiglie,
e
le piastrine con matricola e nome.
I
corpi poi disponemmo uno accanto all’altro,
sembrava
quasi che si tenessero per mano,
e lieve di terra coprimmo le
spoglie mortali.
Quanto
tempo è passato!
Volevo
tornare in questo luogo
che
da tempo ho inseguito nei sogni
ed
ora sono qui, con mezza sigaretta ancora
tra
labbra scolorite dal freddo.
Come
allora un raggio di sole illumina le fronde
del
nostro albero di “salice piangente”
e
fa baluginare un riflesso tra la terra smossa.
Mi
sono chinato a liberare una vecchia catenina,
con
una piccola piastra sformata dal tempo…
una
lacrima l’ha bagnata, leggendo il mio nome
su
quel che io persi in quel giorno lontano.
Ora
so finalmente dove posso trovare riposo
ed
è qui, accanto agli amici di molte battaglie,
dove
il ricordo struggente diventa dono di vita.
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Ieri no mi sentiva di publicare questo
per l'emozione troppo viva in me, al vedere la
sepoltura dell'ultimo Veterano di guerra
Canadese del 1914-1918 deceduto 3 mesi fa.
Quelli del 1939-1945 sono quasi tutti deceduti
solo un centinaia rimasti, ma la piu grande
tristezza era di vedere quei poveri genitori
che hanno perso figli e figlie nei ultimi 10 anni...