Sento il cinguettio degli uccelli
mentre solo, in questa buia trincea,
aspetto il lento morire del sole
e inseguo quella palla infuocata
che pian piano si spegne
sull’orizzonte di questa fossa.
Scende calma la sera
come un sospiro di sollievo,
dopo il fragore di un giorno
di altra cruenta e dura battaglia.
Si fondono in quest’ora paura e coraggio,
sconforto e speranza, ed io, io…
d’essere vivo, ringrazio il cielo.
Corre la mente col cuore
al paese che un giorno ho lasciato,
al sorriso dei miei cari,
agli occhi di un figlio,
al bacio del mio amore lontano…
Con questi sfuggenti pensieri
al calar delle ombre,
volgo attorno lo sguardo,
e resto impietrito, con gli occhi sbarrati.
Un amico d’arme giace qui accanto,
sul petto gli è sbocciato fatale,
un grande papavero rosso.
Ora gli uccelli non cantano più.
Su questa dolente quiete,
lieve e struggente nell’aria,
suona la tromba il “silenzio”.
Col suo nero velo una donna,
nella nebbia avanza sicura.
Forte ti stringo tra le braccia
bagnando di lacrime il tuo volto
e a Lei ti affido per sempre,
mio pallido, perduto compagno...
Ma stagione dopo stagione,
continuerà a fiorire il tuo ricordo
nei tanti papaveri rossi di un prato,
quando, tra il fumo di bombe e mortai,
sulle note di questo “silenzio”,
tornerai sulla strada di casa…
Nel silenzio ricordiamoci quello che fu...
1 comment:
Molto toccante :)
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