C’è una mano che riesce ad uscire dalla
pancia del campo di grano per potere
accarezzare un papavero rosso,
rosso tra un mare di spighe di grano sotto un cielo
luminoso. La mano prova a prenderlo ma
il papavero gli sfugge o si muove talmente
veloce che no può fermarlo. Una mano quasi
di scheletro, lasciato li più di un secolo fa.
Di chi era quella mano, e perché era sporca,
sporca del tempo trascorso o dalle sue
patenze di un evento che nessuno vuole
più sentire parlare o che non esistano piu
alcuni di quelli sopravvissuti... Una mano stanca
dei trattamenti subiti, dal freddo o dal manco
di cibo. Notte passate tra le trincea dove
una meta era di un paese e l'altra meta era di
un altro paeso, e no si parlava la stessa lingua
ma si potevano guardare nei occhi e si capivano
che uno dei due non avrebbe visto piu il cielo
blu o la luna della notte.
Il suo cuore gli diceva ma a cosa serve tutto
questo massacro di uomini giovani e vecchi,
di donne che piangano i lori mariti, figli,
genitori o i loro figli.
Cuore mio fermati di battere nel mio petto
martoriato da palline di fucili o dalla spada
tra le mano di ragazzini che si credevano di
fare qualcosa di buono.
Fumo, sangue, sole, cielo, pezzi di corpi
sparsi tra le trincee, una trombetta che non
arrivava a farsi sentire e dire, "ragazzi ma cosa
stato facendo e per chi".
La mano restera fuori da quello prato per
dirci tutto cio, e poi quando sentira la tromba
richiamarli sotto il mondo, andrà a dormire
per ancora un anno e dopo ritornerà a farsi
vedere e provare a riprendere quel papavero
rosso anche se sa che gli sfugera un'altra volta.