Friday, April 30, 2010
Guardando una nuvola
Cosa vedi sulla nuvola? vedovo un uomo giu che guardava ma che non vedeve la nuvola gli girava intorno e diventava nera piu guardava e piu diventava nera e di colpo divento bellissima,
la nuvola bianca come la ovatta e la nuvola se ne andava per la sua strada lasciando quel uomo cosi a guardare nel nulla, una nuvola sola, si una sola che correva nell'infinito spazio
alla ricerca del suo confine con il mondo, alla ricera di nuovi orizzonti che gli permettevano di essere tra le altre nuvole a spargere fiori nel cielo e farli cadere sulla terra per far felice chi la guardava e si aspettava un sorriso da una nuvola che era diventata improvvisamente bella e piena di vita.
Una nuvola che corre alla luce del sole., ma che sorride alla luce della notte sotto il luccichio delle stelle e il sorriso della luna.
Nuvola nuvola prendimi con te portami lontano e giriamo per i prati, colline si dai prendimi nel tuo ovuatto e andiamo a percorre il mondo io mi sentiro al sicuro nel tuo cuore di nuvola
e mi farai vedere i piu bei monti e foreste che ci siano, passeremo su teste di bambini,
di anziani, di quei posti sperduti nei piu piccoli angolo del mondo io e te nuvola diventeremo
amici e amanti inseparabili e ci parleremo cosi silenziosamente durante le nostre corse le piu folle che possono essistere.
Nuvola nuvola diventi la mia compagna no di un giorno ma di una vita....
Thursday, April 29, 2010
Sogni
Sunday, April 25, 2010
Alba traditora
Chiudo i miei occhi,
scivolando nella magia della notte.
Come altri sognatore una preghiera
silenziosa si ferma sulle mie labbra
finche non mi ritrovo nel mondo dei sogni
che mi portano verso te.
In quei sogni i nostri passi sono in
sintonia. Io ti parlo di tutto e di
niente. Le nostre risate, i nostri scherzi,
i nostri sguardi no attrae nessun passanti
sul nostro camino. Le mane si tengano
strette, quasi a non sentire i sudore che
le unisce. Piedi che toccano sabbia,
schiuma di mare, una pietra lisce che
lance i suoi colori sotto una luna semi
addormentata, ma noi continuammo il nostro
percorso cosi come due amici e non innamorati.
Al arriva dell'alba, un'aria sottile, calma,
riflessi e speranze di una giornata o vita
tutto ritorna a la normalità e cosi il mio
risveglia sola mi ricorda che ci siamo detto
addio e lasco che le mie lacrime mi puliscano
la mia anima.
PS: Thanks to Oaksey for photo.
Friday, April 16, 2010
#8017 Treno della morte
Ricordo di un evento che ancora oggi fa pensare ed aumenta rabbia nei cuore di tante persone anziane, oggi esiste solo un pallido ricordo con il passare di queste persone, gioventù fate che il ricordo sia sempre in voi e raccontate la storia del Treno "8017" come mi e stata raccontata a me da bambina...
Era una notte di marzo e un fumo acre si
mescolava alla pioggia fine e gelida che durava da giorni.
L’acqua scendeva a rivoli formando un fiume
dalla montagna verso valle.
Maledetta notte del 3 Marzo 1944
(è questa la data della tragedia di Balvano).
Intere famiglie con i loro bambini,
cercavano di tornare alle loro case saltando
su quel treno merci che rallentava
e non riusciva a risalire le colline.
Si arrampicavano su quei vagoni stringendosi
l’un l’altro per far posto al prossimo sfortunato
che in quella notte cercava una vita migliore.
Stipati in quei carri bestiame non ne sentivano
il puzzo ma non c’era posto per tutti.
Fuggivano dalla miseria della città e si
portavano appresso tutto ciò che si poteva
scambiare con cibo per saziare la fame.
“Vai treno, avanti, vai più veloce e lontano”
E’ il pensiero di chi vuole scappare o al più
presto tornare dai cari in attesa.
Lo stomaco grida di fame,
manca quel tozzo di pane che vanno
cercando per i loro vecchi e i loro bambini.
Sempre più vicini si stanno stringendo per
stare più caldi e chiudono gli occhi per
sognare mete ancora lontane.
Il treno arranca su per i monti, rallenta…,
si ferma… forse manca il carbone…
“Mio Dio quando arriveremo? Mica ci faranno
scendere a spingere il treno ora che siamo
quasi alla meta!” Galleria delle Armi …
era lì che il destino attendeva
con la sua maschera di morte. In quella
galleria, in quella bocca scura, nera,
senz’aria e senza vita svanirono i sogni
in un gelido sonno senza risveglio.
In un abbraccio qualcuno restò senza vita,
cadde il bastone di un pastore assopito
e dal fazzoletto dischiuso di una vecchia
signora due arance rotolarono giù dalla
carrozza. Si spense il riso sulla bocca
dello sciocco e il soldato scampato alla
battaglia trovò pace senza gloria.
Invisibili fumi letali aveva
steso col suo mantello, e lì sotto
Signora Morte, nessuno aveva risparmiato.
Oltre cinquecento cadaveri.
All’aperto sulle carrozze di coda in
pochi, mezzo intossicati, si accorsero di
quanto stava accadendo ma nessuno ebbe
la forza o seppe salvare gli altri in
quella bolgia infernale.
I sopravvissuti furono trovati sconvolti
e disorientati con gli occhi pieni di
terrore.A pochi chilometri di distanza,
nella stazione ferroviaria
successiva attendevano un treno che
non sarebbe mai arrivato. Tardava,
passavano le ore, mancavano notizie e
quando giunsero erano tragiche.
L’anima di quelle persone certo era già
in cielo tra nuvole di fumo, dove nulla
poteva ormai far male.
Era gente bisognosa in cerca di speranza.
Chi è rimasto non può però dimenticare.
Nessuno ha pagato per quella strage passata
sotto silenzio. Qualche riga di cronaca,
la cautela dei politici, le dimenticanze dei
sopravvissuta, la fretta di nascondere
quei corpi in fosse comuni…
E ancor oggi qualcuno attende una parola,
la luce dei fatti, un ricordo pietoso.
Qualcuno sta ancora aspettando che
il treno 8017 riparta per uscire dalla
“Galleria della Morte”.
Autore della foto sconosciuto da me.
Era una notte di marzo e un fumo acre si
mescolava alla pioggia fine e gelida che durava da giorni.
L’acqua scendeva a rivoli formando un fiume
dalla montagna verso valle.
Maledetta notte del 3 Marzo 1944
(è questa la data della tragedia di Balvano).
Intere famiglie con i loro bambini,
cercavano di tornare alle loro case saltando
su quel treno merci che rallentava
e non riusciva a risalire le colline.
Si arrampicavano su quei vagoni stringendosi
l’un l’altro per far posto al prossimo sfortunato
che in quella notte cercava una vita migliore.
Stipati in quei carri bestiame non ne sentivano
il puzzo ma non c’era posto per tutti.
Fuggivano dalla miseria della città e si
portavano appresso tutto ciò che si poteva
scambiare con cibo per saziare la fame.
“Vai treno, avanti, vai più veloce e lontano”
E’ il pensiero di chi vuole scappare o al più
presto tornare dai cari in attesa.
Lo stomaco grida di fame,
manca quel tozzo di pane che vanno
cercando per i loro vecchi e i loro bambini.
Sempre più vicini si stanno stringendo per
stare più caldi e chiudono gli occhi per
sognare mete ancora lontane.
Il treno arranca su per i monti, rallenta…,
si ferma… forse manca il carbone…
“Mio Dio quando arriveremo? Mica ci faranno
scendere a spingere il treno ora che siamo
quasi alla meta!” Galleria delle Armi …
era lì che il destino attendeva
con la sua maschera di morte. In quella
galleria, in quella bocca scura, nera,
senz’aria e senza vita svanirono i sogni
in un gelido sonno senza risveglio.
In un abbraccio qualcuno restò senza vita,
cadde il bastone di un pastore assopito
e dal fazzoletto dischiuso di una vecchia
signora due arance rotolarono giù dalla
carrozza. Si spense il riso sulla bocca
dello sciocco e il soldato scampato alla
battaglia trovò pace senza gloria.
Invisibili fumi letali aveva
steso col suo mantello, e lì sotto
Signora Morte, nessuno aveva risparmiato.
Oltre cinquecento cadaveri.
All’aperto sulle carrozze di coda in
pochi, mezzo intossicati, si accorsero di
quanto stava accadendo ma nessuno ebbe
la forza o seppe salvare gli altri in
quella bolgia infernale.
I sopravvissuti furono trovati sconvolti
e disorientati con gli occhi pieni di
terrore.A pochi chilometri di distanza,
nella stazione ferroviaria
successiva attendevano un treno che
non sarebbe mai arrivato. Tardava,
passavano le ore, mancavano notizie e
quando giunsero erano tragiche.
L’anima di quelle persone certo era già
in cielo tra nuvole di fumo, dove nulla
poteva ormai far male.
Era gente bisognosa in cerca di speranza.
Chi è rimasto non può però dimenticare.
Nessuno ha pagato per quella strage passata
sotto silenzio. Qualche riga di cronaca,
la cautela dei politici, le dimenticanze dei
sopravvissuta, la fretta di nascondere
quei corpi in fosse comuni…
E ancor oggi qualcuno attende una parola,
la luce dei fatti, un ricordo pietoso.
Qualcuno sta ancora aspettando che
il treno 8017 riparta per uscire dalla
“Galleria della Morte”.
Autore della foto sconosciuto da me.
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